Il piano d’azione ti salva la vita

Ciao, come stai? Oggi ti racconto come ho vissuto una grave emergenza: è la mia testimonianza per te di come il Coaching sia fondamentale!

Cosa c’entra il Coaching con la gestione di un’emergenza? C’entra… eccome!

E per portarti testimonianza di ciò che pratico e insegno, oggi ti racconto una storia… che è la mia! 

COME NON PERDERTI NELLA CONFUSIONE QUANDO VIVI UN’EMERGENZA

Dalla mattina alla sera, mio papà è passato dall’essere colui che sapeva trovare un refuso in qualunque pagina di giornale, al non sapere più neanche chi fosse, e chi fossi io per lui. 

Il Coaching è stato per me fondamentale per non perdere la bussola in uno dei momenti più dolorosi della mia vita: sono le persone ad ispirare le persone, e desidero passarti oggi un messaggio importante.

Avevo partorito 12 giorni prima la mia secondogenita, quando mia mamma mi telefona: “Papà è caduto. Lo hanno portato in ospedale”. 

Sento mamma agitata, confusa. Le chiedo cosa fosse successo e dove avessero portato papà: non sa dirmelo, non ricorda. In quel momento, alle 20 di sera e a quasi 300 km di distanza, capisco che a mio papà è successo qualcosa di grave: non so cosa, non so perché, non so a chi chiedere notizie. 

Mi si gela il sangue nelle vene: avevo la mia piccolina in braccio addormentata, l’ultima cosa che volevo era infrangere la gioia di quel momento. 

In automatico è scattato dentro di me qualcosa che desidero tu possa apprendere bene: ho messo in atto il piano operativo che ogni Coach ben conosce, e cioè:

• non precipitare gli eventi

• gestire le emozioni

• creare un piano d’azione

• agire a piccoli passi, un micro obiettivo dietro l’altro, per raggiungere il grande obiettivo finale.

Il mio obiettivo finale era aiutare mio papà, qualunque fossero le sue condizioni. I micro obiettivi per arrivare a questo erano: capire dove fosse, capire cosa fosse successo, capire come raggiungerlo.

E così ho fatto: ho mentalmente ripassato la mappa di tutti gli ospedali attorno all’abitazione dei miei genitori, ho individuato quale potesse essere quello più vicino e attrezzato, ho chiamato il Pronto Soccorso e ho trovato dove fosse ricoverato mio papà. Un grande sospiro di sollievo: lo avevo trovato, primo micro-obiettivo (possiamo chiamarlo “obiettivo strumentale”) raggiunto.

È in una fase come questa che si svolge una delle partite più importanti per ciascuno di noi: quella che ti fa passare dallo stato di confort, lì dove vorresti rimanere perché ti trovi perfettamente a tuo agio, allo stato di azione dove, per raggiungere ciò che desideri, devi avere un piano. Quello che nel Coaching chiamiamo “piano d’azione”.

Sono andata avanti così, un passo dopo l’altro, a identificare gli obiettivi strumentali che mi avrebbero portato al risultato finale. L’ho fatto per i 5 mesi successivi a quella notte, ogni istante fino alla morte di mio papà, e l’ho fatto quasi sempre in forma scritta.

Scrivere è assolutamente prioritario per mettere a terra i tuoi piani d’azione, per ricordarti qual è la rotta da tenere e non perdere di vista passaggi fondamentali.

La vita è già abbastanza articolata così com’è, per renderla tu stesso ancora più complessa gettando confusione in ciò che devi o che vuoi fare, senza avere un ordine preciso, non credi?

Dove mi ha portato, in questa situazione per me così grave, questo modo di procedere? 

A un risultato straordinario, viste le contingenze:

  • sono riuscita a trasferire mio papà in una casa di cura vicino a me, la migliore che avessi mai potuto desiderare; 
  • sono riuscita a fargli conoscere la sua seconda nipotina, anche se un attimo dopo averla vista non ricordava più chi fosse (ma a lei potrò raccontare che ha conosciuto suo nonno!); 
  • ho fatto vivere al mio primogenito – poco più di due anni all’epoca – ancora qualche sorriso con il suo unico nonno;  
  • sono riuscita a trasferire nella stessa casa di cura mia mamma, nella stessa stanza con papà: hanno festeggiato insieme il loro 40° anniversario di matrimonio due giorni prima che lui morisse;
  • ho fatto in modo che papà morisse con accanto l’amore della sua vita, la mia mamma;
  • sono riuscita a terminare di scrivere il mio ultimo libro, È in tuo Potere, uscito in libreria proprio il giorno in cui disperdevo al cimitero le ceneri di mio papà;
  • ho proseguito con tutta la mia attività lavorativa senza perdere nessuna scadenza e senza perdere il sorriso;
  • mi sono goduta la mia seconda maternità, anche se ho versato ogni giorno tante lacrime.

Quindi, amico e amica carissima che mi stai leggendo: comprendi bene quanto strumenti di Coaching come questi di cui ti ho parlato possano letteralmente salvarti la vita?

Ricorda: 

• Ogni obiettivo finale può essere scomposto in più sotto-obiettivi funzionali al suo raggiungimento

• Organizzarsi per raggiungere micro-obiettivi è più semplice e, a volte, anche più gratificante, che non concentrarsi solamente su quello finale

Sono sicura che la mia testimonianza ti sia arrivata forte e chiara.

Se anche tu vuoi apprendere come costruire, in ogni situazione, il piano d’azione perfetto per te, scrivimi: sarà un onore accompagnarti in questo viaggio e aiutarti a non perderti nella confusione quando vivi un’emergenza.

Ti aspetto, sono felice di aver condiviso con te qualcosa di così personale… e ricorda: ciò che ami è l’unica cosa che conta!

La tua Coach,

Natascia Pane

P.S. Ho raccontato tante strategie di raggiungimento degli obiettivi nel mio libro “No Limits”: lo trovi in tutte le librerie e qui

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